DAL VENTREDELLA TERRA


Dal Ventre della terra è un monologo che Sara prende spunto dalla tragica vita dei minatori. Lavoratori che vivevano nel buio del ventre della terra, che conducevano una vita grama, piena di stenti, di sacrifici, di malattie provocate dal loro lavoro e che, tristemente, quando avevano la sventura di morire in quell’inferno, non avevano l’onore delle esequie cattoliche. Denuncia contenuta anche nel testo della celebre canzone Vitti ’na crozza, oggetto di manipolazione discografica con l’aggiunta dell’allegro motivetto larallallero lallero lallero… che nulla ha a che vedere con la versione originale e che, anzi, ne travisa il senso e ne mortifica l’intento. La storia narrata nel monologo Dal ventre della terra, ha dell’incredibile. Con intensa indignazione Sara ripercorre l’ostracismo perpetrato dalla Chiesa, incredibilmente cessato solo verso il 1940, nei confronti dei minatori morti nelle solfatare. I loro resti mortali non solo spesso rimanevano sepolti per sempre nell’oscurità perenne delle miniere ma per loro erano precluse onoranze funebri e perfino, insiste il teschio della canzone, un semplice rintocco di campana! (dalla prefazione di Francesco Meli, docente Università IULM di Milano) Il testo è arricchito dalle foto di scena di Giulio Azzarello, tratte dal film "Rosso Malpelo" di Pasquale Scimeca e dalle grafiche di Piero Favarò.
EUNO EDIZIONI.