VICARI DALLE ORIGINI ALL'ALBA DEL XX SECOLO
Prefazione di Salvatore Pedone
Nella breve nota che Antonio Salinas aveva scritto per introdurre il libro di Salvatore Butera, Storia di Vicari dalle origini fino ai nostri tempi, pubblicato a Palermo con i tipi dei Fratelli Vena nel 1898, venivano espresse in modo sintetico le principali caratteristiche ed i pregi dell'opera. Intanto aveva dichiarato la sua ammirazione per lo sforzo compiuto nel mettere insieme una enorme quantità di descrizioni sto-rico-artistiche, frutto di una lunga ed intensa attività di ricerca, sor-retta con una cospicua quantità di dati bibliografici e documentari; per avere sollevato dall'oblio la conoscenza non soltanto delle vicende storiche; per avere descritto con rigore anche i monumenti principali di Vicari: "in alcuni dei quali ho dovuto riconoscere un pregio notevole".
Aveva pure colto l'occasione per ringraziare Butera ed elogiare la sua generosità in relazione al conferimento di alcuni reperti al nascente Museo Archeologico, di cui lo stesso Salinas era il fondatore-curatore.
La validità di questo libro, sia pure datato metodologicamente, ha suggerito all'attenta studiosa nativa di Vicari (innamorata del suo paese), Sara Favarò, di riproporlo oggi in ristampa anastatica, corredandolo di un apparato di contributi e riflessioni utili ad una più proficua intelligenza del testo e stimolante per alcune questioni che propone. Il suo impegno può e deve rappresentare un invito ad arricchire la storia, le vicende di questo paese, nonché di realizzare una più consapevole conoscenza degli usi e dei costumi, nel tentativo di superare una certa massificazione culturale. C'è ancora molto da indagare, utilizzando studi e ricerche che si sono prodotti in oltre un secolo
Negli ultimi decenni abbiamo assistito alta ripida ripubblicazioni di storiografìa municipale, grazie all'impegno finanziario di amministrazioni locali, a diversi livelli, al coraggio di alcuni editori e naturalmente all'impegno di studiosi. Queste "riproposizioni " rappre-sentano la base per la reale e consapevole conoscenza del territorio. Unica nota negativa si avverte quando si sacrifica la distribuzione intelligente (e costosa) di questo importante materiale, facendolo per-venire stentatamente nelle principali biblioteche e talvolta lasciandolo fuori dai circuiti tradizionali della formazione dell'istruzione secondaria ed universitaria.
Lo stesso, sono state pubblicate in riproduzione anastatica o riletti da alcuni studiosi locali e no (qualche volta malamente utilizzate) gran parte di queste storie municipali ottocentesche, forse come naturale reazione alle pesanti trasformazioni del tessuto urbanistico e dei secolari "percorsi" culturali, per l'innaturale utilizzazione dell'ambiente. Questi fattori hanno provocato in molti casi, a parte ricadute di carattere sociologico, il distacco dal proprio passato e dalle radici culturali ed antropologiche che sono proprie di tanti paesi.
Il successo dell'editoria municipale del XIX secolo era strettamen-te collegato per un verso all'utilizzazione delle fonti archivistiche e bi-bliografiche che venivano rese sempre più disponibili e, dall'altro, per quello che concerne la Sicilia, alla tensione politica risorgimentale e post unitaria che tendeva ad operare un distacco - non sempre intelli-gente ed a proposito - da un difficile passato molto spesso subito e scartamente determinato dall'interno.
Più o meno consapevolmente si tendeva a fornire contributi per realizzare una grande storia della Sicilia, che ancora nel XIX secolo si riferiva alle opere di Tommaso Fazello, del XVI secolo, dello storiografo regio Giovanni Evangelista Di Blasi ed alla diffusa Istoria ge-nerale di Sicilia del francese De Burigny tradotta, considerabilmente accresciuta con giunte, annotazioni, tavole cronologiche sino al nostro tempo continuata da Mariano Scasso, pubblicata a Palermo la prima volta nel 1787 in sei volumi, ed ancora nel 1794 in undici volumi. Era pure presente il Lexicon topographicum siculum del catanese Vito Maria Amico, in latino, pubblicato tra il 1757ed 1760, arricchito con un cor-redo di carte topografiche incise. Quest'ultimo era stato tradotto, annotato e pubblicato (con una diffusione ed un successo notevoli) tra il 1855 ed il 1866, dall 'abate Gioacchino Di Marzo. Il quale, alle ricerche compiute nella ricca Biblioteca del Senato palermitano (oggi Biblioteca Comunale) di cui si avviava a divenire l'anirmatore e la guida, aveva inviato - non potendo recarsi di persona nei siingoli comuni dell'Isola una lettera circolare ad autorità religiose e civili per ottenere notizie, circa 120 comuni e centri avevano risposto al suo appello, consentendogli di aggiornare il testo dell'Amico, acquisendo spesso nuovi e preziosi dati,
Dello stesso genere storico-geografico era l'opera La Sicilia in prospettiva, in due volumi, scrupolosamente comipilata dal gesuita modenese Giovanni Andrea Massa, pubblicata per la prima volta nel 1709 e che ancora oggi viene consultata, anche in eidizione anastatica, a dì mostrazione della validità e della ricchezza dei contenuti.
Le storie municipali dell'Ottocento, oltre a rappresentare un mo-mento di sintesi per la conoscenza sia pure sommaria dei principali centri dell'Isola antichi (anche quelli di cui si era perduta la memoria dei luoghi) e moderni, non potevano sfuggire nella gran parte dei casi a un cliché collaudato, che spingeva gli autori a compiere farraginose compilazioni che talvolta prendevano le mosse dalla preistoria per arrivare ai loro giorni. Consueto era un atteggiamento enfatico, che li portava a esprimere concetti del genere di quelli espressi ad esempio da Gaetano Di Giovanni nel libro Notizie storiche di Casteltermini e suo territorio, pubblicato ad Agrigento in due tomi tra il 1869al 1873: La Sicilia, questa regina delle italiche isole, nella investigazione delle patrie memorie, eccelle su tutte le altre regioni d'Italia; e non è punto inferiore a qual'altra siasi più colta nazione del mondo: storie antiche e moderne, sacre e profane, generali e particolari l'hanno ampiamente illustrato nelle sue vicende, nelle sue religioni nella sua cultura, nelle sue produzioni, nei suoi monumenti, nelle sue città, nei suoi villaggi
In ogni caso le fonti principali erano costituite dai documenti rin-tracciati in archivi pubblici e privati o di enti religiosi, Veniva scarsamente e malamente preso in consìderazione il perìodo della presenza araba, data la mancanza, fino all'Amari, di fonti attendibili. Il tutto veniva spesso e inevitabilmente condito con una serie di vaghe storie e leggende, alcune con fondo di qualche verità storica. Nella metà dell'Ottocento divenne chiaro a tutti che era ormai necessario un maggiore rigore nelle ricerche ed una più attenta verifica dei documenti e delle fonti; l'esigenza pertanto di attingere direttamente alle ricche raccolte documentarie esistenti in tanti luoghi sia nell'Isola che nel continente.
Questa consapevolezza era nata dopo l'infelice esperienza del Velia, allo scadere del XVIII secolo, autore della famosa arabica impostura che aveva disorientato anche i più smaliziati studiosi europei; si era avvertita negli studiosi siciliani l'esigenza di affrontare la storia generale o particolare dell'Isola con un rigore ed un impegno maggiore. Da questa esperienza erano nati storici e studiosi del calibro di Rosario Gregorio, Michele Amari, Bartolomeo La Gumina, Vincenzo Mor-tillaro, Raffaele Starrabba ecc., ai quali si deve una mole preziosa di contributi e l'affermazione di un metodo che era stato agevole adottare dagli studiosi delle municipalità.
La sicilianità espressa in queste opere non va intesa necessariamente e soltanto come storia regionale; l'apparente limitatezza "territoriale" dei contenuti può superare ed in molti casi va oltre i limiti angusti del "paese", pur rimanendo fedele a un rapporto affettivo con la propria gente, con le tradizioni, i costumi, per proiettarsi nella più ampia cultura europea. Naturalmente, anche oggi, occorrerebbe spingersi a più rigorose ricerche documentarie, filologicamente corrette, per favorire il discorso sulle storie locali procedendo al recupero della "memoria" ed al progresso della storia.