NATALE NEI CANTI POPOLARI SICILIANI
Prefazione
di Eliana Calandra
Direttore del Museo Pitré
Studiosa di tradizioni popolari, poetessa, scrittrice di saggistica e di narrativa, cantautrice, artista e interprete di quegli stessi componimenti da lei amorosamente studiati, Sara Favarò si conferma ancora una volta, in questo saggio dedicato ai canti popolari siciliani a tema religioso, grande "divulgatrice" di cultura, nel senso migliore del termine. Nel senso, cioè, della riproposizione e diffusione di un patrimonio etnomusicale che -tramandato attraverso i secoli - ora sembra incorrere nell'indifferenza e nell'oblio.
Eppure, si tratta di un patrimonio di musica e poesia estremamente ricco e complesso. Popolare, certamente, con riguardo alla sua diffusione e alle sue infinite varianti. Non già per l'origine. Lo chiarisce l'Autrice, con una bella metafora: "... Le preghiere e i canti popolari religiosi sono come fiumi che scendono a valle dividendosi o arricchendosi tra rivoli ed affluenti, ma che alla foce sono spesso originati da eruditi intelletti ...".
Come Antonio Di Liberto, il canonico di Monreale meglio conosciuto con lo pseudonimo di Binidittu Annuleru, autore del famoso Viaggiu du-lurusu di Maria Santissima e lu Patriarca San Giuseppi in Betlemmi. O Giacomo D'Orsa, colto poeta di Piana dei Greci, vissuto tra il Seicento e il Settecento e autore di un altro importante componi mento poetico natalizio, il Curteggiu di li Pastura a lu Santu Bambinu Gesù, qui pubblicato, come il precedente.
E cosi, tra ricostruzione filologica e disamina storico-critica si snoda l'excursus nel mondo dei canti devozionali della tradizione, con frequenti richiami all'interpretazione esoterica e numerologica - anch'essa, dunque, di matrice colta - delle strofe. Sullo sfondo, emerge l'importante azione di catechesi fra gli strati popolari condotta dalla Chiesa, ancorprima della Controriforma, grazie all'uso del dialetto in canti e drammatizzazioni. Riusciamo cosi a scoprire i canali di comunicazione attraverso i quali si da voce ad una fede semplice, che riflette modi di vita, sofferenze, sogni, delusioni e speranze di un piccolo mondo fatto di contadini, pastori, artigiani. Gli stessi che portano i loro modesti doni al Bambino appena nato, piangendo e scusandosi per la povertà dell'offerta ("... lagrimannu l'offeriu / nun aju autru, amatu Diu"), Gli stessi che si rivolgono a Dio, Gesù e alla Madonna come ad "entità profondamente umane e, come tali, soggette ad emozioni e sentimenti che in ogni caso i fedeli auspicano, cantano, supplicano attraverso la preghiera". Ci piace concludere così, con queste parole di Sara Favarò, le nostre brevi note.
Non rimane che augurare buona lettura a chi si appresta ad iniziare, su queste pagine, il viaggio attraverso la musica e la poesia dei canti natalizi. E ringraziare l'Autrice per averci voluto offrire questa preziosa opportunità.
Abbiamo la fortuna di annoverarla fra i più affezionati fruitori del Museo Pitre e della sua ricca biblioteca, dove ha trascorso lunghi periodi di studio e di ricerca. Che, auspichiamo, possano continuare anche in futuro a produrre nuovi frutti, nel segno dell 'amore per le nostre tradizioni e dell'impegno a difenderne la memoria, contro l'appiattimento e l'omologazione culturale in atto.
Ad maiora, Sara!